Brand advertising tra web e spot TV: come cresce un business

Brand Advertising, perché accresce il business di un'azienda

Brand advertising

Se si pensa al suo significato letterale, ‘advertising’ fa riferimento al verbo inglese che indica l’azione di ‘avvertire’, ‘rendere noto’. Viene da sé quindi che il Brand Advertising è quel ramo del marketing attraverso cui le aziende si impegnano a promuovere e a far conoscere – a una determinata platea – il proprio brand, i propri prodotti o i propri servizi. Si parla di promozione in termini certo economici, ma anche strategici e creativi. Un fattore fondamentale che permette a una strategia di advertising di funzionare è la scelta accurata dei mezzi a cui destinare le proprie pubblicità. L’online e l’offline, infatti, oggi convivono e si richiamano a vicenda: da una parte, lo spot pubblicitario può indurre l’ascoltatore a effettuare una ricerca più approfondita sul web. Dall’altra parte, un annuncio Google può portare l’utente a visionare il prodotto in-store. 

Brand advertising: il web

Negli ultimi anni si sono fatte spazio fra le strategie di marketing delle aziende, fino a diventarne un elemento imprescindibile. Quello di cui non si può proprio fare a meno nel Brand Advertising è, infatti, il web: le forme pubblicitarie figlie delle nuove tecnologie rientrano nel cosiddetto Digital Advertising e consentono, in pratica, di catturare l’attenzione di un pubblico più mirato. Certo, relativamente ai costi che in questi mezzi il brand ha deciso di investire. A seconda del canale utilizzato, cambieranno anche i formati e le strategie utilizzate:

  • Dispay Advertising: si tratta della pubblicità su banner che popolano, di solito, i siti web. Una forma di pubblicità che consente di intercettare gli utenti durante la loro normale esperienza di navigazione. 
  • Search Advertising: la pubblicità su Google. Consiste in campagne a pagamento che permettono di intercettare le cosiddette keyword. Cioè proprio le parole che gli utenti digitano su Google per trovare quello che stanno cercando. In questo caso, infatti, il vantaggio è quello di attirare utenti vagamente interessati al proprio prodotto o servizio.
  • Social Advertising: le pubblicità sono ricolate tramite i social media. In questo caso, il pubblico è targettizzabile in base agli interessi, all’età e alla provenienza.  
  • Native Advertising, cioè i contenuti sponsorizzati e visibili all’interno di un sito web. Ne sono un esempio gli articoli sponsorizzati che sempre più spesso si trovano nelle testate online: il vantaggio è quello di non risultare troppo invasivi per gli utenti. 

Spot TV e Advertising tradizionale

Tra i formati pubblicitari da valutare per far sì che un Brand Advertising funzioni, ci sono sicuramente quelli tradizionali. O cosiddetti offline. 

  • Spot pubblicitari in TV o radio, da sempre i mezzi attraverso cui si raggiunge un’audience maggiore.
  • Pubblicità su stampa.
  • Gli out-of-home: si tratta della pubblicità esterna, che può comprendere manifesti, insegne, totem, cartelloni e simili. 

Perché il Brand Advertising serve alle aziende

Nessuno saprebbe, oggi, immaginare un mondo senza advertising. Annunci, campagne, sponsorizzazioni, spot TV: sono tutte facce di una stessa medaglia. Elementi indispensabili per un brand che voglia accrescere il proprio business, partendo dalla propria brand awareness. Raggiungere gli obiettivi pubblicitari, d’altronde, significa aver convertito al meglio il proprio investimento e apportato benefit all’azienda. In termini di immagine e notorietà di marca, ma anche di stimolo all’acquisto e ampliamento del proprio target di riferimento. 

Noi mettiamo la nostra esperienza nell’ambito del Digital Advertising e della realizzazione di spot TV e radio a disposizione delle aziende che vogliono far crescere il proprio business. Contattaci per una consulenza gratuita.

Trend 2023: le tendenze del marketing per il nuovo anno

Trend 2023

Trasformazione omnichannel e progettualità di Intelligenza Artificiale guidano gli scenari dei trend 2023 per la comunicazione e il marketing strategico dei brand. 

Trend 2023: sostenibilità, crisi energetica, inflazione

Abbiamo sentito parlare spesso, soprattutto nel corso degli ultimi mesi, di sostenibilità e crisi climatica. Quelle che si presentano come le grandi emergenze del nostro tempo, in questo anno sono state aggravate dagli eventi globali che hanno fermato e cambiato il mondo intero. Pandemia e conflitto in Ucraina, infatti, ci hanno portato a fare i conti con un’inflazione diffusa e con una crisi energetica che ha messo in difficoltà molti Paesi. 

In questo contesto, la sfida per il marketing è, innanzitutto, quella di comunicare i valori del brand in modo credibile. Trasparenza, coerenza e concretezza sono asset fondamentali a cui le aziende non possono più rinunciare per comunicare il proprio valore e vendere i propri servizi.

Trend 2023: le tendenze del marketing

In un quadro così complesso, il marketing si apre a scenari e tendenze nuovi e sfidanti. I trend 2023 puntano a un’attenzione maggiore all’innovazione, all’autenticità e ai contenuti.

Marketing Technology e Automation

L’innovazione fa passi da gigante anche nel marketing e questo significa più strumenti da parte delle organizzazioni. Presupposto necessario per garantire oggi una Customer Experience sempre più personalizzata: mai come ora la tecnologia offre infatti nuove opportunità per le aziende di migliorare la propria immagine e costruire relazioni significative con i clienti.

Fra i trend 2023, la novità è rappresentata dall’entrata in scena di nuovi attori. La potenza dei dati personalizza le esperienze degli utenti digitali e finalizza il consumatore. Una relazione che parte dalle innovazioni tecnologiche come Big Data e dall’automazione dei processi. 

Esperienze omnichannel

Quello dell’Omnicanalità è un trend 2023 che mantiene la sua rilevanza, malgrado in Italia faccia ancora fatica ad affermarsi. Secondo l’Osservatorio Omnicanalità del Politecnico di Milano, nel 2022 solo il 6% delle imprese ha implementato una strategia avanzata, nonostante i vantaggi ormai conclamati. Il 98% di chi vive un’esperienza interamente omnicanale si dichiara infatti pienamente soddisfatto.

Creare una Omnichannel Customer Experience (OCX) resta dunque una priorità per le aziende che vogliono rimanere competitive. I clienti hanno a disposizione una varietà di modi per interagire con i marchi mai vista in precedenza e si muovono attraverso di essi disegnando percorsi non lineari, che è necessario conoscere e mappare in una vista unica. Le persone nei loro acquisti sono sempre più veloci, volubili e volatili, il che significa meno fedeli.

I brand più all’avanguardia hanno investito molto per offrire ai clienti esperienze innovative attraverso i molteplici canali fisici e digitali, con il risultato che oggi il livello delle attese è più alto che mai. Gartner con un sondaggio ha rivelato che il 75% dei consumatori ha cercato online informazioni su un marchio precedentemente sconosciuto durante gli acquisti e solo il 15% dichiara di essere fedele a un determinato marchio familiare.

Intelligenza Artificiale

Se ne parla da anni, ma oggi l’Intelligenza Artificiale è una realtà consolidata, che spesso utilizziamo senza neanche rendercene conto.

In ambito smart retail, in particolare, le applicazioni sono diverse e non solo per i big. Nei trend 2023, i nuovi strumenti di Advanced Analytics potenziati da Intelligenza Artificiale e Machine Learning aiutano a valorizzare meglio le informazioni che i clienti lasciano nei vari punti di contatto, fisici e digitali. Permettono di effettuare azioni di marketing più efficaci e personalizzate, stimolando upselling e crosselling. I vantaggi sono concreti: migliori performance di vendita, miglior Customer Lifetime Value, più fidelizzazione ed engagement del cliente, maggiore frequenza d’acquisto e scontrino medio più alto.

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Co-marketing e i benefici per le aziende

co-marketing

Parlare di co-marketing significa fare riferimento al rapporto di collaborazione tra due o più imprese, o tra più aziende. Si tratta di un rapporto utile a sfruttare le peculiarità e le risorse complementari delle parti in questione. Il fine è quello di ottimizzare tutti gli investimenti ed essere il più appetibili possibile sul mercato agli occhi dei consumatori.

Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Cos'è il co-marketing?

Innanzitutto va specificato che il termine si presenta come abbreviazione di cooperative marketing. Il co-marketing, dunque, è una collaborazione che si instaura tra più imprese. Questo rapporto collaborativo è generalmente regolamentato da un contratto. Tutti coloro che sottoscrivono il contratto si impegnano nella realizzazione di progetti comuni al fine di crescere in modo complementare.

Nella comunicazione e nelle promozioni in co-marketing sono mantenuti visibili i loghi delle due imprese ed entrambe ne traggono un vantaggio.

Caratteristiche del rapporto di marketing cooperativo

Come accennato, il rapporto di cooperative marketing prevede un impegno reciproco tra le aziende. Questo vale per un preciso arco temporale e per specifici aspetti. Come ogni contratto, chiaramente, prevede delle clausole e condizioni da rispettare affinché il rapporto vada a buon fine.

Gli obiettivi possono essere comuni o complementari, oppure autonomi, ma compatibili.

Co-marketing o partenership?

Appare evidente che parlare di co-marketing significhi far riferimento a uno dei tanti tipi di partnership che possono stabilire tra di loro le aziende.

Definire il marketing cooperativo è un processo che si basa sul livello di intensità che caratterizza i rapporti tra imprese. Proprio per tale ragione, si differenzia dalle altre forme di partnership perché presuppone una relazione meno intensa tra i partner e un tempo ridotto.

Un ulteriore differenza riguarda la percezione del consumatore. Il cliente finale infatti spesso non percepisce il legame tra le due aziende.

Nel caso di alcuni accordi di fornitura, distribuzione e licensing che spesso non sono noti al consumatore imprese. 

Tipologie di marketing

  • Co-marketing di prezzo: due aziende decidono di vendere prodotti o servizi diversi in abbinamento offrendo al consumatore di ottenere un vantaggio di prezzo.
  • Co-marketing di distribuzione: prevede prodotti o servizi di un’impresa sono distribuiti attraverso i canali di vendita di un’altra.

E ancora:

  • Co-marketing di prodotto o servizio: la realizzazione di un prodotto o un servizio avviene in collaborazione tra due diversi brand.
  • Co-marketing di promozione: due realtà imprenditoriali che entrano in contatto e in accordo per promuoversi l’un l’altra.

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Inbound marketing: il cliente al centro

inbound marketing

Tutte le attività che brand e aziende mettono in campo per riuscire a essere visibili agli occhi dei propri potenziali clienti fanno capo a una specifica modalità d’azione. Si tratta dell’inbound marketing, la strategia che guarda alla creazione di un contenuto unico, che attiri e focali l’attenzione dell’utente su un determinato prodotto o servizio.

Inbound marketing: cos’è

Utilizzato da HubSpot per la prima volta, ci si riferisce oggi all’inbound marketing per definire quella serie di attività che hanno come fine la creazione e realizzazione di contenuti web di qualità. L’azienda statunitense produttrice di software aveva già individuato nel 2005 l’importanza di un nuovo metodo di comunicazione che mettesse al centro le esigenze degli utenti. Operazione da compiere attraverso la costruzione di un contenuto di qualità, in grado di soddisfare quelle esigenze. 

Quel che è certo, allora, è che il contenuto resta il re indiscusso del web. Nell’inbound marketing, la tecnica vincente consiste nella creazione di contenuti speciali e unici. Una vera e propria strategia mirata che ha il fine di coinvolgere e convertire gli utenti in clienti.

L’Inbound Marketing non è solamente un mezzo col quale fare promozione, ma una vera e propria metodologia che copre l’intero ciclo di vita del processo d’acquisto.

Il metodo inbound marketing

Esiste dunque un vero e proprio metodo inbound e consiste in quella tecnica di compravendita che ha la capacità di captare il momento opportuno. Cogliere l’attimo in cui fornire all’utente contenuti, prodotti e servizi nel posto giusto. Per la HubSpot, l’inbound marketing aveva come fine quello di riuscire a catturare l’interesse degli utenti, intercettando le preferenze e i gusti. È così che questa metodologia scandisce le fasi d’acquisto degli utenti, dando maggior rilevanza a quelle tappe che man mano lo avvicinano alla vendita. Lo fa attraverso particolari strumenti, sia pubblicitari che di comunicazione e analisi dei dati. Oltre ai diversi canali de digital marketing: social media, blog, siti, motori di ricerca etc. 

In questo senso, si definiscono fasi di vendita le tappe che compongono il ciclo di vita di un acquisto e che accompagnano il potenziale cliente in questo sua journey. Per ciascuno stage del funnel inbound, si rende necessaria la creazione di specifici set di contenuti perfettamente calibrati sulla fase in cui si trova l’utente. Oltre ai contenuti, centrare la call to action è sempre come uno degli elementi essenziali per una strategia di successo.

Le 4 fasi della strategia

La strategia dell’inbound funnel è caratterizzata da 4 differenti passaggi.

Si parla infatti di:

  • Attract o attirare: i processi di attrazione sono determinati dalla creazione di contenuti direttamente pensati per i bisogni e gli interessi del mercato. Questi vengono distribuiti in canali appositamente studiati e pensati per le richieste dei potenziali clienti.

  • Convert o convertire: non appena l’utente diventa visitatore del sito, o di un’altra piattaforma web di un brand o di un business, l’obiettivo di conversione va portato avanti per trasformare l’utente in un lead, ottenendo informazioni specifiche. Anche in questo caso i contenuti hanno un ruolo di primo piano.

  • Close o chiedere: in questo stage si trasforma il lead in un cliente acquisito. Una volta avvenuta la conversione, i brand attivano processi volti alla creazione di una relazione basata sulla fiducia e autorevolezza.

  • Delight o deliziare: in ultimo si dimostra fondamentale non dimenticare i clienti e le conversioni: i clienti diventano veri e propri promotori dell’azienda.

Tra le attività che rientrano al 100% nell’inbound marketing, ci sono le campagne programmate con Google Ads, la piattaforma pubblicitaria che fa parte alla suite di Google. L’obiettivo di Google Ads è, appunto, quello allineare gli utenti al prodotto che stanno cercando. 

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Brand identity, brand image o brand reputation

brand

Abbiamo già parlato di alcuni di questi concetti, ma non li abbiamo mai messi gli uni a paragone con gli altri. Ecco dunque, cosa cambia tra brand identity, brand image e brand reputation, comprendendo come questi aspetti interagiscano tra di loro per il successo di un’attività.

I tre aspetti del brand

In un mondo sempre più diviso tra online e offline spesso le realtà aziendali si interrogano su quali siano le possibilità del proprio marchio.

Farsi conoscere, apprezzare, vincere sulla concorrenza, sono solo alcuni degli aspetti da raggiungere.

I cambiamenti che negli anni hanno rivoluzionato il mercato, la comunicazione, la tecnologia. Hanno inoltre portato a mettere in evidenza la connessione tra i prodotti e i valori dell’azienda.

Cos’è un marchio, come viene visto e apprezzato, diventa un fattore determinante nella scelta del marchio stesso e dei suoi prodotti.

Ecco perché la gestione mirata del marchio è oggi alla base di qualsiasi attività commerciale.

Brand identity, image e reputation: definizioni e caratteristiche

Con questi termini ci riferiamo a identità, immagine e reputazione del marchio agiscono per dare valore e influenzare le vendite.

Anzitutto è bene chiarire cosa sia il brand: si tratta del complesso degli elementi visivi distintivi, dal logo allo slogan, che portano notorietà, online e offline, oltre che la soddisfazione del cliente.

Nella sua accezione relativa all’identity si fa riferimento al modo in cui un’azienda vuole essere percepita dal pubblico. Si definiscono tratti peculiari e comunicativi di una marca e stabilisce come si vuole comunicare.

Si costituisce di elementi visivi, quali logo, colori, caratteri tipografici e racchiude tutti i valori e gli obiettivi del marchio.

Tuttavia, non è scontato che gli utenti percepiscano l’azienda come questa vuole che i clienti la vedano. In questo caso, infatti, si parla di brand image.

Con questo termine intendiamo l’immagine del marchio, ossia l’insieme di tutti gli aspetti che definiscono lo stesso agli occhi del pubblico.

Qualità, valore e affidabilità raggiungono il cliente tramite l’immagine del marchio. Pertanto è proprio questa stessa immagine a suscitare sensazioni ed emozioni positive, così da influenzare le scelte degli utenti. La brand image nasce da percezioni soggettive.

Infine, arriviamo alla brand reputation, ossia alla considerazione favorevole che il pubblico accorda a un marchio, tenendo conto delle caratteristiche dello stesso e della sua capacità di rispondere alle esigenze dei clienti.

Si tratta della diretta conseguenza delle azioni dell’azienda e si manifesta con fiducia e apprezzamento da parte del pubblico.

In questo senso può variare a seconda del contesto sociale e culturale, ma il vero cuore della reputazione di un’azienda è il comportamento e l’approccio del marchio stesso. Legata alle relazioni interpersonali e alla comunicazione, la reputazione può essere facilmente veicolata attraverso il passaparola e interessi simili del pubblico target.

Le tre tipologie a confronto

Adesso che abbiamo chiare le definizioni è possibile parlare delle differenze. Anzitutto, partendo dall’identità e dall’immagine, è bene chiarire che non si tratta della medesima cosa.

I due aspetti, image e identity sono legati, ma guardano due passaggi differenti del processo comunicativo.

La brand identity coinvolge la fase di emissione del messaggio, mentre l’image indica come il messaggio sia recepito, assimilato e interpretato dal pubblico.

Se la brand identity coincide con l’immagine allora il marchio è visto esattamente come si desidera.

Immagine e reputazione vanno spesso di pari passo. Entrambi sono aspetti fondamentali nella comunicazione aziendale e dipendono da essa. Si fondano sull’idea che i clienti hanno del marchio e contribuiscono a creare unicità.

Infine, identity e la reputation possono essere viste come due passaggi di uno stesso percorso. Parliamo del percorso che, dall’essenza del marchio, porta al suo successo. Da una parte l’identità trasmette valori e obiettivi, mentre la reputation riflette emozioni e apprezzamento dei clienti nei confronti del marchio.

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Information marketing

information marketing

L’information marketing è l’insieme di attività che sono messe in atto al fine di promuovere la vendita di beni intangibili, come prodotti informativi, e il trasferimento di competenze su un determinato argomento. Questo, dunque, consente di vendere ai professionisti o esperti del settore le proprie conoscenze.

Cos’è l’information marketing

Quando si parla di information marketing si fa riferimento alle attività di promozione dei prodotti di informazione. Si tratta di prodotti digitali volti all’istruzione o al dare consigli o servire da guida nella realizzazione di un compito o attività.

Lo scopo è sopperire a un bisogno informativo, fornendo consigli a professionisti o appassionati di un settore.

L’information marketing consente di rendere note a un pubblico le conoscenze e competenze di un professionista.

Appare evidente che queste attività non si limitino unicamente alla promozione di attività online, ma sono complementari rispetto alle attività di marketing tradizionale.

Caratteristiche

Le attività di information marketing sono orientate al raggiungimento di obiettivi a breve termine, precisi e misurabili, come ad esempio l’aumento degli iscritti alle pagine social, alle newsletter, passando per l’aumento delle visite sul sito, con ultimo fine l’aumento delle vendite e il coinvolgimento di nuovi clienti.

Questa tipologia di marketing esprime appieno le sue potenzialità nel momento in cui il target è un pubblico che ricerca informazioni più che prodotti specifici.

Nell’era digitale, saper promuovere i contenuti e le proprie conoscenze, riuscendo a vendere la propria informazione online è necessario.

Come funziona l’information marketing

Per fare information marketing in maniera efficace è necessario creare, anzitutto, una pagina squeeze, ossia una pagina in cui si offre all’utente un contenuto gratuito, tramite il quale chiedere loro di registrarsi e lasciare i dati per poterlo invogliare in futuro ad acquistare il prodotto informativo che si vuole vendere.

Non appena l’utente lascia i propri dati è possibile contattarlo proponendo un’offerta personalizzata sulla base degli interessi espressi o dal profilo in questione.

L’utente interessato al prodotto viene portato su una landing page volta a fornire tutte le informazioni.

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Emotional marketing

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Marketing emozionale? Esiste e si tratta di una strategia di marketing tramite la quale il brand coinvolge il proprio target tramite le emozioni, i ricordi e le sensazioni. L’emotional marketing, questo è il termine tecnico, offre all’utente un’esperienza affine ai propri bisogni e aspettative.

Emotional marketing: di cosa si tratta

L’emotional marketing, detto anche marketing emozionale o marketing esperienziale è una branca del marketing che punta sulle emozioni.

Le sensazioni che l’utente prova sono una leva fondamentale per instaurare un legame tra brand e utente. Gli esseri umani sono fatti di emozioni e pensieri, sentimento e razionalità, tuttavia questo spesso viene meno quando si compie un acquisto. La scelta del prodotto, o del servizio, è solitamente condizionata al legame che si instaura con il brand e, dunque, si viene mossi dall’irrazionalità.

Per tale ragione delle volte un immagine, un suono o un odore rievocano emozioni e sensazioni piacevoli che spingono verso l’acquisto di un prodotto.

Si stima, difatti, che circa il 95% degli acquisti siano fatti in maniera inconscia e solo il 5% siano mossi dal pensiero razionale.

Il marketing emozionale è un modo per un brand di offrire un’esperienza unica che sia in grado di fare divertire e assecondare le aspettative che hanno i clienti.

Significa dare vita alla passione che porta i clienti e scegliere a chi affidarsi, tramite una storia trascinante e strategie ben congeniate.

Le regole del marketing emozionale

Le strategie di marketing emozionale sono fondamentali per consolidare il rapporto emotivo tra brand e consumatori. Spesso l’emotional marketing, infatti, porta lo spettatore ad analizzare scritte, simboli, forme e texture delle pubblicità a cui si è sottoposti. Ad oggi, inoltre, le aziende che non si affidano a queste strategie sono destinate a essere dimenticate.

Quando si attua questo tipo di marketing, metti le persone al centro della vendita, non il prodotto. Per fare ciò, è necessario combinare due parti: ciò che il cliente ha vissuto e le esperienze che deve ancora fare, per assicurarsi che associ il marchio a piacevoli ricordi e frammenti della sua vita passata e futura.

Tale teoria, nota come “Customer Experience Management” (CEM), è stata elaborata da Bernd H. Schmitt. Nella CEM sono uniti cinque tipi di esperienza:

  • Sense experience: ossia un’esperienza sensoriale che coinvolge i cinque sensi. L’obiettivo è creare una prima impressione ben fissa nella mente del futuro consumatore;
  • Feel experience: in questo caso si parla di un’esperienza legata alle sensazioni;
  • Think experience: qui si tratta l’aspetto cognitivo e il consumatore entra in relazione in modo interattivo con il prodotto;
  • Act experience: qui usa messaggi persuasivi che toccano i clienti a livello emotivo e fisico;
  • Relate experience: l’ultima esperienza è progettata per unire i consumatori, creare comunità e ottenere una base di clienti appassionati e fidati.

Il cliente, dunque, è al centro, così come i suoi bisogni.

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Dati radio italiane: il 2021 è stato un anno difficile?

radio italiane

A gennaio sono stati resi noti i dati di ascolti della radio italiane forniti da Ter-Tavolo editori radio. Nello specifico sono state pubblicate le anticipazioni del secondo semestre 2021.

Rai Radio: i dati

Rai Radio conferma il dato di crescita del 2021. Nello specifico, rispetto al 2019, il totale delle radio Rai iscritte al Ter segnano una crescita dell’1,75% sul quarto d’ora medio e del 4,92% sullo share totale.

Ricordiamo che i dati del 2020 non sono utilizzabili, poiché per diversi mesi la rilevazione era stata sospesa a causa dell’emergenza sanitaria.

Per ciò che riguarda i singoli canali, l’anno 2021 si chiude con un aumento per Radio 2 del 12% di share, mentre Radio 1 aumenta del 6%.

Stabile, invece, Radio 3.

Questi dati vanno considerati in una visione globale che vede le radio italiane in profonda crisi. Il calo è di circa il 3% sia nel giorno medio sia nel quarto d’ora medio.

Rai Radio scavalca RTL/Freccia e raggiunge il gruppo Gedi, ottenendo un secondo posto a pari merito.

Gedi

Il gruppo Gedi raggiunge i 34,5 milioni di ascoltatori medi della radio. Nel caso Gedi i numeri sono molto incoraggianti e confermano il trend positivo e dimostrano come la radio stia tornando ai valori pre-pandemia.

Tra le radio del gruppo Gedi, Radio Deejay vanta 4.853 mila ascoltatori nel giorno medio, con una crescita del 5% rispetto alla media del settore e 457 mila nell’AQH, una performance considerevole, soprattutto dato il contesto in cui la radio non ha potuto esprimere la sua forza nel realizzare eventi musicali e sportivi.

Importanti primati, sommati alla forza dell’emittente sui social network.

Radio Capital, invece, vanta 1,5 mila ascoltatori nel giorno medio e 136 mila nell’AQH. Risultati anche in questo caso molto positivi, dopo l’importante restyling.

Una soddisfazione che ha premiato la nuova conduzione femminile del mattino, l’informazione veloce e imparziale e musica di grande qualità.

RadioMediaset

RadioMediaset, gruppo che comprende Radio 105, Virgin Radio, R101, Radio Monte Carlo e Radio Subasio si conferma primo gruppo nazionale con il 19,4% degli ascoltatori nel quarto d’ora medio e il 36,5% nel giorno medio.

RTL 102.5

RTL 102.5 ancora una volta prima tra le radio italiane, si conferma la radio-visione più seguita d’Italia. La crescita sfida la pandemia. Alla luce dei dati Ter RTL 102.5 conquista 6,5 milioni di ascoltatori contro i 6,3 milioni precedenti.

RTL 102.5 dunque nel giorno medio rimane leader nel mercato radiofonico, distanziano la sua secondo con un milione e mezzo di ascoltatori in più.

L’aumento degli ascoltatori arriva anche da due radio-visioni del gruppo, ossia Radiofreccia e Radio Zeta. La prima segna quasi 1,3 milioni di ascoltatori e nel quarto d’ora 109 mila.

Mentre Radio Zeta aumenta gli ascolti del 20%: 717 mila contro 596mila precedentemente rilevati. Cresce anche nel quarto d’ora con 53 mila ascoltatori.

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Gamification: di cosa si tratta

gamification

Se un tempo i videogiochi erano visti che un semplice passatempo, o un hobby dal coltivare, negli ultimi decenni l’universo video-ludico ha trovato numerose implicazioni esterne, soprattutto nell’universo del marketing. Nota come gamification descrive l’applicazione di prerogative ludiche in realtà che normalmente ne sono prive o in contesti non legati al gioco.

Vediamo caratteristiche e peculiarità della gamification.

Cos’è la gamification

Col termine gamification si intende l’utilizzo di elementi provenienti dall’universo dei giochi e delle tecniche del game design, in contesti non ludici, come, ad esempio, all’interno di una strategia aziendale.

Nel marketing la ludicizzazione si utilizza per raggiungere un determinato obiettivo, come quello di divertire, motivare o coinvolgere l’utente.

Tramite tale applicazione si fidelizza l’utente al brand e si tenda di vendere un prodotto. Inoltre, si dimostra particolarmente efficace poiché rompe la monotonia della quotidianità, raramente interrotta da azioni piacevoli, come il gioco.

La gamification, pertanto, ha lo scopo di coinvolgere le persone tramite il divertimento e il gioco.

Gamification nel marketing

La gamification, come già detto, viene spesso utilizzata nelle strategie del marketing. Ciò accade grazie alla capacità di creare e appagare, desideri e bisogni umani. L’utente ha degli obiettivi da raggiungere, livelli da superare e una competizione sana con atri utenti.

Affinché una strategia di marketing, ove è applicata la ludicizzazione, sia efficace sono fondamentali tre punti principali:

  • motivazione: il processo amplifica il processo e coinvolge l’utente e lo spinge a usufruire del servizio;
  • apprendimento: la ludicizzazione spinge l’utente a inseguire un obiettivo finale;
  • libertà: l’utente viene così stimolato a partecipare, senza essere costretto.

I benefici della ludicizzazione

L’utilizzo della gamification nelle strategie aziendali di marketing è fondamentale per modificare il comportamento delle persone.

Alcuni evidenti benefici sono il consolidamento di interesse attivo da parte degli utenti coinvolti verso il messaggio che si vuole comunicare. Inoltre, si ottiene la fidelizzazione del cliente e l’acquisizione di nuovi clienti.

La gamification si può applicare a molteplici ambiti, quali il sito internet dell’azienda, la strategia social, una campagna a pagamento online. 

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Mobile marketing: come comunicare tramite mobile

mobile marketing

Il mobile marketing è l’insieme di pratiche che permettono alle aziende di comunicare con un pubblico raggiungibile tramite i dispositivi mobili, come cellulari e smartphone.

Cos’è il mobile marketing

Col termine mobile marketing si identificano tutte le azioni e strategie di marketing che vedono come protagonista la comunicazione mobile tramite dispositivi come smartphone, tablet e tecnologie wearable. Questa tipologia di marketing abbraccia una fascia di pubblico eterogenea per genere, età e comportamento d’acquisto. Ad oggi ricopre un ruolo chiave nei piani di comunicazione aziendale.

Appare chiaro che l’esperienza mobile sia differente rispetto a una navigazione da desktop. L’uso, le abitudini e i bisogni di navigazione degli utenti. In quest’ottica la presenza di strategie di marketing adatta così da sviluppare un piano strategico funzionale per aziende e brand.

Per potersi affacciare a questa tipologia di marketing è possibile utilizzare diverse e molteplici soluzioni. Si parte dai voice alert, ai classici SMS, dalle mail alle augmented reality. Tuttavia, sono le applicazioni e i mobile website i migliori strumenti per creare una relazione profonda tra brand e utente, sia da un punto di vista funzionale che contenutistico.

Si consiglia, solitamente di sviluppare un mobile website, che si mostra come strumento immediato che non necessita di download o problemi di compatibilità o upgrade. Ciò garantisce molti vantaggi in termini di rapporto costi/benefici, questo infatti consente di comunicare a un’ampia reach tramite piattaforme con costi sostenuti.

Al contrario, non sempre è necessario che un brand abbia una mobile app.

Strategie di mobile marketing

Per poter utilizzare al meglio il mobile marketing è possibile far riferimento a numerose strategie, tra cui: QR Code Marketing; SMS Marketing; App Marketing e Native Mobile Advertising.

QR Code Marketing

Il QR Code Marketing è una strategie di mobile marketing che prevede l’utilizzo di un QR code decodificabile tramite l’utilizzo di un dispositivo mobile. È possibile utilizzarli per la promozione di un nuovo prodotto. Il potenziale cliente può scegliere di raggiungere il prodotto attraverso il proprio smartphone e l’utilizzo di un QR code.

SMS marketing

Col termine SMS Marketing si fa riferimento alle strategie di marketing caratterizzate dall’invio di SMS contenenti promozioni o offerte riservate agli iscritti di un dato database. Utilizzare il mobile marketing per coinvolgere nuovi contatti può essere una soluzione a basso costo se il coinvolgimento dei nuovi contatti avviene attraverso referral: i contatti esistenti vengono incentivati a promuovere l’azienda o il servizio presentando nuovi contatti con benefit per entrambi.

App marketing

Le campagne di App Marketing funzionano tramite notifiche push he coinvolgono l’utente a partecipare a concorsi a premi, a rispondere a domande o a prendere parte a iniziative organizzate da brand.

Nella declinazione di app adv si trovano forme di banner in app, interstitial ads e reward ads che accompagnano l’utente durante la sua navigazione.

Native Mobile Advertising

Il Native Mobile Advertising  al contrario della pubblicità tradizionale è meno invasivo e si adatta al contesto in maniera camaleontica.

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